Ove non avessimo avuta già piena consapevolezza dell’incapacità nella gestione della Cosa pubblica da parte di questa Amministrazione, apprendiamo dagli Organi di stampa ulteriori fatti sulla cui gravità ogni cittadino dovrebbe riflettere, per decidere poi che è giunto il tempo di scendere in piazza tutti e gridare sotto le finestre del Palazzo di Città che è tempo di dimissioni.
Che l’Amministrazione bitontina sia oggetto di provvedimenti di ingiunzione da parte del Tribunale per fatture non onorate noi lo riteniamo un fatto gravissimo, soprattutto se messo in relazione a quanto è accaduto a quei cittadini che, considerati morosi a causa del non pagamento della TARSU nei termini stabiliti e per questo esposti alla pubblica gogna, nel corso della scorsa estate, si son visti bloccare i loro conti correnti o gli assegni sociali e i cui beni sono finiti nel mirino del pignoramento.
Morosi i cittadini e morosa l’amministrazione, si potrebbe concludere.
E invece no, perché la differenza , tutta a scapito di chi gestisce la Cosa pubblica, sta nel fatto che se al comune cittadino si può attribuire il beneficio del dubbio, soprattutto al tempo della crisi economica che vede impoverire centinaia di famiglie bitontine colpite da cassaintegrazione e disoccupazione, non basta invece all’Amministrazione appellarsi ai limiti imposti dal patto di stabilità, per giustificare l’incapacità a programmare a bilancio entrate e uscite di denaro pubblico, di risorse che appartengono all’intera Comunità.
Incapacità, sia ben chiaro, di lampante natura politica, poiché se addizioni e sottrazioni non hanno colore né bandiere, le scelte in merito ai bisogni e alle priorità di una Comunità vanno, prima ancora che passate al vaglio dell’aritmetica, sottoposte alle ragioni della politica che dovrebbe scegliere e decidere in nome del rispetto del bene comune.
Ma non è tutto.
In contemporanea si apprende anche che la stessa Amministrazione sta mettendo in vendita il patrimonio immobiliare pubblico, “ i gioielli buoni di famiglia”, una fetta di beni comuni utili, evidentemente, a far cassa. La domanda che il comune cittadino dovrebbe a questo punto porsi è se questi beni saranno VENDUTI o SVENDUTI, come “saldi di fine stagione” e, soprattutto A CHI e a CHE PREZZO.
Non ci rassicura che le procedure di vendita siano state rese note da un regolamento ( per altro neanche reperibile sul sito istituzionale del Comune di Bitonto) poiché da una deliberazione della Giunta comunale, la n°292 del 24/10/2011, apprendiamo che è stata concessa in locazione alla ditta Gruppo GEDI il locale di proprietà comunale sito in Piazza Cavour 17 (ex sede del Comitato feste patronali) , sulla “base di valori medi di mercato”, ad un canone mensile di 80 euro.
Sarà questo stesso criterio “di valore di mercato” sul quale verrà stabilito il prezzo di vendita degli immobili comunali tra poco messi all’incanto?
Perché, se così fosse, bisognerebbe spiegare all’intera cittadinanza le oscure norme che regolano il mercato degli immobili nella nostra Città, soprattutto a coloro , e sono tanti, che non riescono a reggere il peso mensile dei “normali” canoni di locazione.
E non solo: a fronte di tutto ci piacerebbe che, nell’ottica della pubblica trasparenza, l’Amministrazione rendesse pubblico conto alla Cittadinanza di quanti tra gli immobili oggi messi in vendita siano stati dati in locazione negli anni passati e a quali canoni e se questi siano stati realmente corrisposti dai locatari e quanto abbiano fruttato alle casse pubbliche.
Perché, se questo rendiconto fosse passivo, sarebbe importante comprendere come mai l’Amministrazione abbia atteso tre lunghi anni per disfarsi di immobili per così dire “improduttivi” … tanto per capire se, nel corso degli anni, non si sia sprecato patrimonio pubblico per garantire interessi di parte.
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