Luogo di contro-informazione comunista a cura del Circolo Peppino Impastato e dei Giovani Comunisti di Bitonto
lunedì 26 dicembre 2011
L'Italia e il post-berlusconismo, incontro con Leo Palmisano + cena sociale
Cosa sarà l’Italia dopo Silvio Berlusconi? A rispondere a questa domanda, un centinaio di italiani e italiane, dal Sud al Nord, incontrati nei luoghi e nelle situazioni più diverse: dai bar agli aeroporti, dai taxi alle spiagge, dai centri commerciali ai calzolai… In un viaggio etnografico di incontri si delinea una mappa composita dei “tipi” dell’italiano di fronte al berlusconismo, alla sua crisi, e alla crisi generale di un Paese.
Ne discuteremo con l'autore di "Dopo di lui - cosa sarà dell'Italia dopo Silvio Berlusconi" il giovane scrittore e sociologo Leo Palmisano e ripercorreremo le vicende del berlusconismo e del post-berlusconismo con le vignette satiriche di Pierfrancesco Uva.
Alla fine Cena Sociale anti-berlusconiana...
Vi Aspettiamo mercoledì alle 19 e 30 al circolo P. Impastato in via duca d'Aosta n.6 (dietro il bar Vittoria)
Giovani Comuniste-i Bitonto
giovedì 15 dicembre 2011
il Razzismo, la non-cultura fascista, la risposta Democratica.
Oggi pomeriggio i compagni e le compagne del Circolo "P. Impastato" parteciperanno al presidio ANTIRAZZISTA organizzato dalla comunità Senegalese di Bari, presso piazza Umberto, dalle ore 17 e 30.
Sambmodou e Diopmar non sono semplici vittime dell'isteria sociopatica di un insano.
Sambmodou e Diopmar non sono semplici vittime dell'intolleranza.
Sambmodou e Diopmar sono stati ammazzati dalla mano di un neofascista, convintamente e orgogliosamente neofascista.
Sambmodou e Diopmar sono vittime dell'odio rejetto che si scatena nei momenti di crisi. Crisi del capitalismo, della Cultura, dei sentimenti sociali migliori. Crisi della Ragione, forse. Crisi in cui Organizzazioni neofasciste e violente come Casapound sono riconosciute, stimate, accompagnate dalle Istituzioni.
Quindi l'Antifascismo ha ragione di farsi sentire sempre e comunque.
La Cultura da opporre a quella dell'Odio per l'"Altro" non è passibile di relativismi, non può essere tacciata da malpancisti di "opposti estremismi". La Cultura Democratica è Antifascista e non poggia su inferme basi quantitativo-astratte ma ha bisogno di legittimizzazioni formalistiche e sostanzialistiche per allontanare lo Spettro figlio del rapporto tra Potere e negazione della democrazia, chiamato "fascismo".
Insomma la Democrazia non è un'opinione e non si basa sul "fatto della maggioranza", ma su logiche di responsabilità, partecipazione, possibilità materiali.
L'ondata di sentimenti/risentimenti neofascisti, o più genericamente xenofobi, a cui andiamo incontro non ci deve stupire, è figlia anche della pessima cultura dell'educazione e della mancanza di decenza da parte delle istituzioni, e contro questa non-cultura dobbiamo saper opporre una visione diversa di relazione, socialità, diritto.
Arretrano gli spazi di democrazia, Esigiamo più diritti, per tutti, questa la ricetta.
Michele Vacca, Giovani Comunisti Bitonto
martedì 13 dicembre 2011
Art. XII della Costituzione italiana
È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
sabato 10 dicembre 2011
DOCUMENTO POLITICO DELLA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA CONTRO LE SCELTE DEL GOVERNO MONTI
Il Consiglio politico della Federazione della Sinistra, riunito a Roma il 10 dicembre 2011 ribadisce la propria collocazione all’opposizione del governo Monti.
Tale giudizio si conferma viste le caratteristiche della manovra predisposta dall’esecutivo, una stangata che non presenta segni di discontinuità rispetto alle politiche economiche e sociali del governo Berlusconi, nè mantiene i promessi segnali di equità sociale. Grava pesantemente sulle lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani mentre salvaguarda i grandi patrimoni, i grandi speculatori, i grandi evasori.
E’ vergognoso l’intervento sulle pensioni. Si porta da subito il periodo contributivo a 42 anni e un mese, prevedendo che cresca di un altro mese ogni anno futuro, e si aboliscono le quote cioè la somma tra età ed anni di lavoro. Ci si accanisce ancora una volta con le donne che hanno sopportato per tutta la vita anche la fatica del lavoro domestico e di cura.
Si portano tutti al contributivo diminuendo pensioni già basse e si blocca la rivalutazione delle pensioni al costo della vita per pensioni da anni non più agganciate all’aumento delle retribuzioni.
Per giustificare questi interventi, si è preparato il terreno raccontando molte falsità.
E’ falso che l’Italia spenda per le pensioni più del resto d’Europa ed il bilancio dell’Inps è in attivo ormai da anni. E’ vero invece che il sistema previdenziale è iniquo, perché i fondi dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati e quelli per la cassa integrazione, con i loro attivi coprono i passivi degli altri fondi a partire da quelli dei dirigenti, su cui non c’è nessun intervento. Così accade che ci siano pensioni da 90.246 euro al mese, che prendono dall’INPS ogni 48 ore quanto un pensionato al minimo prende in un anno!
Intervenire ancora per fare cassa sulle pensioni dei lavoratori è intollerabile. Così come è inaccettabile l’attacco continuo sui lavoratori pubblici. Tagliare ancora, invece di preoccuparsi di assicurare oggi un reddito sociale e domani una pensione decente per i lavoratori precari e i giovani, altrimenti condannati alla miseria, è scandaloso.
E’ inaccettabile tagliare ancora su Regioni ed Enti Locali. Si tagliano altri 5 miliardi da subito, 6,5 dal 2012. Sono tagli ai servizi sociali, agli asili nido, alla non autosufficienza, alle politiche abitative e del lavoro. E’ messa in discussione sempre di più la sanità pubblica, già colpita da tagli per 13 miliardi al 2014. Inoltre nulla si prevede per scuola e università, anzi si proclama la continuità con la controriforma Gelmini.
E’ iniquo l’intervento sulla casa. La rivalutazione degli estimi catastali, unito alla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa colpirà pesantemente le famiglie italiane. Si colpisce nel mucchio senza tutelare i lavoratori e le fasce più deboli. Senza contare che non è prevista alcuna estensione del pagamento dell’ICI sugli immobili ecclesiastici utilizzati a fini di lucro.
E’ inaccettabile che si varino nuove privatizzazioni e liberalizzazioni. Contro 27 milioni di italiani che hanno votato al referendum contro le privatizzazioni dell’acqua e dei servizi pubblici locali, si va avanti su quella strada. Il governo vuole privatizzare i beni comuni e rimuovere ogni residuo intervento pubblico in economia e nei settori strategici. Il taglio sui trasporti e la drammatica vicenda Fincantieri sono li a dimostrarlo.
Così come è inaccettabile l’ulteriore aumento dei carburanti.
Per uscire dalla crisi era possibile e necessario fare altre scelte, in primo luogo la patrimoniale e una tassa adeguata sui capitali scudati. Con una patrimoniale progressiva a partire dall’1% sopra il milione di euro si potevano e possono reperire 20 miliardi di risorse colpendo solo il 5% della popolazione più ricca. Con una tassa sui capitali scudati del 15% e non dell’1,5% si potevano e possono reperire 15 miliardi, colpendo i grandi evasori e le loro attività illecite.
E’ inaccettabile che non siano previsti tagli alle spese militari e che non venga bloccato l’assurdo acquisto di cacciabombardieri e che non si ponga fine alle deleterie missioni di guerra all’estero. Così come è inaccettabile che non sia prevista la messa all’asta le frequenze televisive che da sole potrebbero determinare alcuni miliardi di introiti.
Monti in Europa si schiera con la Merkel contro la sola vera possibilità di combattere la speculazione, che passa dall’ obbligo per la BCE di acquistare direttamente i titoli di stato dei paesi membri come fa la FED negli USA. In Italia si schiera con i ricchi contro il lavoro. La manovra è iniqua e recessiva: peggiorerà la crisi, e ci avvicina alla situazione della Grecia. L’esatto contrario di quanto viene la maggioranza di governo ci vuole far credere.
La Federazione della Sinistra esprime inoltre vivo allarme e netta contrarietà rispetto ai contenuti del nuovo patto europeo deciso a Bruxelles nei giorni scorsi. Esso prevede un ulteriore restrizione delle politiche di bilancio – che si sono rivelate socialmente inique ed economicamente recessive – ed un ulteriore riduzione della democrazia, togliendo ai parlamenti ed attribuendo alle tecnocrazie europee decisioni che riguardano l’avvenire dei popoli del continente. Analogamente si esprime contrarietà riguardo l’introduzione in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio. Si chiede che queste decisione siano sottoposte al voto degli italiani con un referendum secondo le procedure previste dalla Costituzione. Questo è tanto più necessario in quanto agli italiani è stato sottratto il diritto di decidere in libere elezioni quale governo e quali indirizzi politici dare al paese dopo il fallimento delle destre e la crisi del governo Berlusconi.
Per contrastare questa manovra la Federazione della Sinistra sostiene lo sciopero generale di lunedì 12 e impegna tutte e tutti i suoi iscritti a parteciparvi attivamente, contro il governo Monti e il modello di relazioni sociali voluto da Marchionne.
Allo stesso tempo la Federazione della Sinistra rilancia la proposta di costruire un patto di consultazione tra tutte le forze politiche che si pongano all’opposizione del governo Monti da sinistra, in parlamento e fuori da esso. Così come la FdS si impegna a partecipare con le proprie proposte alle diverse istanze di movimento che si oppongono alle politiche neoliberiste del governo Monti e della UE, sia in sede italiana che europea.
In questa prospettiva la FdS organizza per domenica 18 dicembre a Roma una assemblea aperta a tutte le forze politiche e sociali che vogliono operare per costruire unitariamente l’opposizione da sinistra alla politica del governo Monti.
Il Consiglio politico della FdS da quindi mandato al Coordinamento nazionale e al suo portavoce di mettere in atto tutte le iniziative politiche che possano oggi rafforzare l’opposizione da sinistra al governo.
Il Consiglio Politico da altresì mandato al Coordinamento di istruire una prossima riunione per definire il rilancio della Federazione.
Roma, 10/12/2011
Tale giudizio si conferma viste le caratteristiche della manovra predisposta dall’esecutivo, una stangata che non presenta segni di discontinuità rispetto alle politiche economiche e sociali del governo Berlusconi, nè mantiene i promessi segnali di equità sociale. Grava pesantemente sulle lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani mentre salvaguarda i grandi patrimoni, i grandi speculatori, i grandi evasori.
E’ vergognoso l’intervento sulle pensioni. Si porta da subito il periodo contributivo a 42 anni e un mese, prevedendo che cresca di un altro mese ogni anno futuro, e si aboliscono le quote cioè la somma tra età ed anni di lavoro. Ci si accanisce ancora una volta con le donne che hanno sopportato per tutta la vita anche la fatica del lavoro domestico e di cura.
Si portano tutti al contributivo diminuendo pensioni già basse e si blocca la rivalutazione delle pensioni al costo della vita per pensioni da anni non più agganciate all’aumento delle retribuzioni.
Per giustificare questi interventi, si è preparato il terreno raccontando molte falsità.
E’ falso che l’Italia spenda per le pensioni più del resto d’Europa ed il bilancio dell’Inps è in attivo ormai da anni. E’ vero invece che il sistema previdenziale è iniquo, perché i fondi dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati e quelli per la cassa integrazione, con i loro attivi coprono i passivi degli altri fondi a partire da quelli dei dirigenti, su cui non c’è nessun intervento. Così accade che ci siano pensioni da 90.246 euro al mese, che prendono dall’INPS ogni 48 ore quanto un pensionato al minimo prende in un anno!
Intervenire ancora per fare cassa sulle pensioni dei lavoratori è intollerabile. Così come è inaccettabile l’attacco continuo sui lavoratori pubblici. Tagliare ancora, invece di preoccuparsi di assicurare oggi un reddito sociale e domani una pensione decente per i lavoratori precari e i giovani, altrimenti condannati alla miseria, è scandaloso.
E’ inaccettabile tagliare ancora su Regioni ed Enti Locali. Si tagliano altri 5 miliardi da subito, 6,5 dal 2012. Sono tagli ai servizi sociali, agli asili nido, alla non autosufficienza, alle politiche abitative e del lavoro. E’ messa in discussione sempre di più la sanità pubblica, già colpita da tagli per 13 miliardi al 2014. Inoltre nulla si prevede per scuola e università, anzi si proclama la continuità con la controriforma Gelmini.
E’ iniquo l’intervento sulla casa. La rivalutazione degli estimi catastali, unito alla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa colpirà pesantemente le famiglie italiane. Si colpisce nel mucchio senza tutelare i lavoratori e le fasce più deboli. Senza contare che non è prevista alcuna estensione del pagamento dell’ICI sugli immobili ecclesiastici utilizzati a fini di lucro.
E’ inaccettabile che si varino nuove privatizzazioni e liberalizzazioni. Contro 27 milioni di italiani che hanno votato al referendum contro le privatizzazioni dell’acqua e dei servizi pubblici locali, si va avanti su quella strada. Il governo vuole privatizzare i beni comuni e rimuovere ogni residuo intervento pubblico in economia e nei settori strategici. Il taglio sui trasporti e la drammatica vicenda Fincantieri sono li a dimostrarlo.
Così come è inaccettabile l’ulteriore aumento dei carburanti.
Per uscire dalla crisi era possibile e necessario fare altre scelte, in primo luogo la patrimoniale e una tassa adeguata sui capitali scudati. Con una patrimoniale progressiva a partire dall’1% sopra il milione di euro si potevano e possono reperire 20 miliardi di risorse colpendo solo il 5% della popolazione più ricca. Con una tassa sui capitali scudati del 15% e non dell’1,5% si potevano e possono reperire 15 miliardi, colpendo i grandi evasori e le loro attività illecite.
E’ inaccettabile che non siano previsti tagli alle spese militari e che non venga bloccato l’assurdo acquisto di cacciabombardieri e che non si ponga fine alle deleterie missioni di guerra all’estero. Così come è inaccettabile che non sia prevista la messa all’asta le frequenze televisive che da sole potrebbero determinare alcuni miliardi di introiti.
Monti in Europa si schiera con la Merkel contro la sola vera possibilità di combattere la speculazione, che passa dall’ obbligo per la BCE di acquistare direttamente i titoli di stato dei paesi membri come fa la FED negli USA. In Italia si schiera con i ricchi contro il lavoro. La manovra è iniqua e recessiva: peggiorerà la crisi, e ci avvicina alla situazione della Grecia. L’esatto contrario di quanto viene la maggioranza di governo ci vuole far credere.
La Federazione della Sinistra esprime inoltre vivo allarme e netta contrarietà rispetto ai contenuti del nuovo patto europeo deciso a Bruxelles nei giorni scorsi. Esso prevede un ulteriore restrizione delle politiche di bilancio – che si sono rivelate socialmente inique ed economicamente recessive – ed un ulteriore riduzione della democrazia, togliendo ai parlamenti ed attribuendo alle tecnocrazie europee decisioni che riguardano l’avvenire dei popoli del continente. Analogamente si esprime contrarietà riguardo l’introduzione in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio. Si chiede che queste decisione siano sottoposte al voto degli italiani con un referendum secondo le procedure previste dalla Costituzione. Questo è tanto più necessario in quanto agli italiani è stato sottratto il diritto di decidere in libere elezioni quale governo e quali indirizzi politici dare al paese dopo il fallimento delle destre e la crisi del governo Berlusconi.
Per contrastare questa manovra la Federazione della Sinistra sostiene lo sciopero generale di lunedì 12 e impegna tutte e tutti i suoi iscritti a parteciparvi attivamente, contro il governo Monti e il modello di relazioni sociali voluto da Marchionne.
Allo stesso tempo la Federazione della Sinistra rilancia la proposta di costruire un patto di consultazione tra tutte le forze politiche che si pongano all’opposizione del governo Monti da sinistra, in parlamento e fuori da esso. Così come la FdS si impegna a partecipare con le proprie proposte alle diverse istanze di movimento che si oppongono alle politiche neoliberiste del governo Monti e della UE, sia in sede italiana che europea.
In questa prospettiva la FdS organizza per domenica 18 dicembre a Roma una assemblea aperta a tutte le forze politiche e sociali che vogliono operare per costruire unitariamente l’opposizione da sinistra alla politica del governo Monti.
Il Consiglio politico della FdS da quindi mandato al Coordinamento nazionale e al suo portavoce di mettere in atto tutte le iniziative politiche che possano oggi rafforzare l’opposizione da sinistra al governo.
Il Consiglio Politico da altresì mandato al Coordinamento di istruire una prossima riunione per definire il rilancio della Federazione.
Roma, 10/12/2011
venerdì 9 dicembre 2011
Ferrero a Servizio Pubblico
Il segretario nazionale del Prc a Servizio Pubblico dell'8 dicembre.
Chiaro, Radicale, Critico e Propositivo.
La Vera Sinistra oggi? di Opposizione e Critica.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=d4T891YK8Vs
Chiaro, Radicale, Critico e Propositivo.
La Vera Sinistra oggi? di Opposizione e Critica.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=d4T891YK8Vs
martedì 6 dicembre 2011
NO al governo dei banchieri! Si salvano i ricchi, si colpiscono lavoratrici e lavoratori
NO al governo dei banchieri! Si salvano i ricchi, si colpiscono lavoratrici e lavoratori
La manovra del governo Monti è una stangata in totale continuità con le politiche di Berlusconi. Graverà sulla media delle famiglie per 635 euro. Sommato alle manovre di Berlusconi di luglio e agosto, l’impatto su ogni famiglia raggiungerà nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro. La manovra colpisce sempre gli stessi, e salvaguarda sempre gli stessi. Colpisce le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani. Salvaguarda i grandi patrimoni, i grandi speculatori, i grandi evasori.
E’ vergognoso l’intervento sulle pensioni. Si porta da subito l’età pensionabile a 42 anni e un mese, prevedendo che cresca di un altro mese ogni anno futuro, e si aboliscono le quote cioè la somma tra età ed anni di lavoro. In questo modo un lavoratore nato nel ’52 con 36 anni di contributi, andrà in pensione 5 anni più tardi. Se nel frattempo viene licenziato, chi lo riassume? E come campa? Di fatto si aboliscono le pensioni di anzianità, senza neppure tutelare chi si è rotto la schiena facendo lavori duri
Ci si accanisce ancora con le donne che hanno sopportato per tutta la vita anche la fatica del lavoro domestico e di cura. Ora tocca alle lavoratrici del privato, le tessili, le metalmeccaniche, aumentando a tappe accelerate l’età per la pensione di vecchiaia: nel 2012 sarà a 62 anni, a 66 entro il 2018, per poi aumentare fino a oltre i 70 anni.
Si portano tutti al contributivo diminuendo pensioni già basse e si blocca la rivalutazione delle pensioni al costo della vita sopra i 935 euro: uno scandalo per pensioni da anni non più agganciate all’aumento delle retribuzioni.
Per giustificare questi interventi, si è preparato il terreno raccontando molte falsità.
E’ falso che l’Italia spenda per le pensioni più del resto d’Europa: se si usano dati omogenei, togliendo dai conti le tasse (altrove bassissime o inesistenti, che valgono 2,5 punti di PIL) e il TFR (che non è pensione ma la restituzione di un prestito forzoso dei lavoratori alle aziende e che vale 1,5 punti di PIL), l’Italia è pienamente nel la media europea. Nel 2009 il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni pensionistiche al netto delle tasse, cioè quello che effettivamente esce dalle casse dello stato ed entra nelle tasche dei pensionati, è attivo per 27,6 miliardi! Ed il bilancio dell’Inps è in attivo ormai da anni.
E’ vero invece che il sistema previdenziale è iniquo, perché i fondi dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati e quelli per la cassa integrazione, con i loro attivi coprono i passivi degli altri fondi a partire da quelli dei dirigenti, su cui non c’è nessun intervento. Così accade che ci siano pensioni da, 90.246 euro al mese, che prendono dall’INPS ogni 48 ore quanto un pensionato al minimo prende in un anno!
Intervenire ancora per fare cassa sulle pensioni dei lavoratori è intollerabile! Tagliare ancora invece di preoccuparsi di costruire una pensione decente per i lavoratori precari e i giovani, condannati ad un futuro di miseria, è scandaloso!
E’ inaccettabile tagliare ancora su Regioni ed Enti Locali. Si tagliano altri 5 miliardi da subito, 6,5 dal 2012. Sono tagli agli asili nido, alla non autosufficienza, alle politiche abitative e del lavoro. E’ messa in discussione sempre di più la sanità pubblica, già colpita da tagli per 13 miliardi al 2014.
E’ iniquo l’intervento sulla casa. La rivalutazione degli estimi catastali, unito alla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa colpirà pesantemente le famiglie italiane. Si colpisce nel mucchio senza tutelare i lavoratori e le fasce più deboli.
E’ inaccettabile che si varino nuove privatizzazioni. Contro 27 milioni di italiani che hanno votato al referendum contro le privatizzazioni dell’acqua e dei servizi pubblici locali, si va avanti su quella strada.
E inaccettabile che non ci sia la patrimoniale, che la sovratassa sui capitali scudati sia un misero 1,5%. Con una patrimoniale progressiva a partire dall’1% sopra il milione di euro si potevano e possono reperire 20 miliardi di risorse colpendo solo il 5% della popolazione più ricca. Con una sovratassa sui capitali scudati del 15% e non dell’1,5% si potevano e possono reperire 15 miliardi, colpendo i grandi evasori e le loro attività illecite.
Monti in Europa si schiera con la Merkel contro la sola vera possibilità di combattere la speculazione, che passa dall’ obbligo per la BCE di acquistare direttamente i titoli di stato dei paesi membri come fa la FED negli USA. In Italia si schiera con i ricchi contro il lavoro. La manovra è iniqua e recessiva: peggiorerà la crisi, e ci porterà al dramma della Grecia.
Il 12 dicembre scioperiamo per 8 ore!
Blocchiamo il paese e obblighiamoli a cambiare!
Circolo Peppino Impastato - FdS Rifondazione Comunista Bitonto
La manovra del governo Monti è una stangata in totale continuità con le politiche di Berlusconi. Graverà sulla media delle famiglie per 635 euro. Sommato alle manovre di Berlusconi di luglio e agosto, l’impatto su ogni famiglia raggiungerà nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro. La manovra colpisce sempre gli stessi, e salvaguarda sempre gli stessi. Colpisce le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani. Salvaguarda i grandi patrimoni, i grandi speculatori, i grandi evasori.
E’ vergognoso l’intervento sulle pensioni. Si porta da subito l’età pensionabile a 42 anni e un mese, prevedendo che cresca di un altro mese ogni anno futuro, e si aboliscono le quote cioè la somma tra età ed anni di lavoro. In questo modo un lavoratore nato nel ’52 con 36 anni di contributi, andrà in pensione 5 anni più tardi. Se nel frattempo viene licenziato, chi lo riassume? E come campa? Di fatto si aboliscono le pensioni di anzianità, senza neppure tutelare chi si è rotto la schiena facendo lavori duri
Ci si accanisce ancora con le donne che hanno sopportato per tutta la vita anche la fatica del lavoro domestico e di cura. Ora tocca alle lavoratrici del privato, le tessili, le metalmeccaniche, aumentando a tappe accelerate l’età per la pensione di vecchiaia: nel 2012 sarà a 62 anni, a 66 entro il 2018, per poi aumentare fino a oltre i 70 anni.
Si portano tutti al contributivo diminuendo pensioni già basse e si blocca la rivalutazione delle pensioni al costo della vita sopra i 935 euro: uno scandalo per pensioni da anni non più agganciate all’aumento delle retribuzioni.
Per giustificare questi interventi, si è preparato il terreno raccontando molte falsità.
E’ falso che l’Italia spenda per le pensioni più del resto d’Europa: se si usano dati omogenei, togliendo dai conti le tasse (altrove bassissime o inesistenti, che valgono 2,5 punti di PIL) e il TFR (che non è pensione ma la restituzione di un prestito forzoso dei lavoratori alle aziende e che vale 1,5 punti di PIL), l’Italia è pienamente nel la media europea. Nel 2009 il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni pensionistiche al netto delle tasse, cioè quello che effettivamente esce dalle casse dello stato ed entra nelle tasche dei pensionati, è attivo per 27,6 miliardi! Ed il bilancio dell’Inps è in attivo ormai da anni.
E’ vero invece che il sistema previdenziale è iniquo, perché i fondi dei lavoratori dipendenti, dei parasubordinati e quelli per la cassa integrazione, con i loro attivi coprono i passivi degli altri fondi a partire da quelli dei dirigenti, su cui non c’è nessun intervento. Così accade che ci siano pensioni da, 90.246 euro al mese, che prendono dall’INPS ogni 48 ore quanto un pensionato al minimo prende in un anno!
Intervenire ancora per fare cassa sulle pensioni dei lavoratori è intollerabile! Tagliare ancora invece di preoccuparsi di costruire una pensione decente per i lavoratori precari e i giovani, condannati ad un futuro di miseria, è scandaloso!
E’ inaccettabile tagliare ancora su Regioni ed Enti Locali. Si tagliano altri 5 miliardi da subito, 6,5 dal 2012. Sono tagli agli asili nido, alla non autosufficienza, alle politiche abitative e del lavoro. E’ messa in discussione sempre di più la sanità pubblica, già colpita da tagli per 13 miliardi al 2014.
E’ iniquo l’intervento sulla casa. La rivalutazione degli estimi catastali, unito alla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa colpirà pesantemente le famiglie italiane. Si colpisce nel mucchio senza tutelare i lavoratori e le fasce più deboli.
E’ inaccettabile che si varino nuove privatizzazioni. Contro 27 milioni di italiani che hanno votato al referendum contro le privatizzazioni dell’acqua e dei servizi pubblici locali, si va avanti su quella strada.
E inaccettabile che non ci sia la patrimoniale, che la sovratassa sui capitali scudati sia un misero 1,5%. Con una patrimoniale progressiva a partire dall’1% sopra il milione di euro si potevano e possono reperire 20 miliardi di risorse colpendo solo il 5% della popolazione più ricca. Con una sovratassa sui capitali scudati del 15% e non dell’1,5% si potevano e possono reperire 15 miliardi, colpendo i grandi evasori e le loro attività illecite.
Monti in Europa si schiera con la Merkel contro la sola vera possibilità di combattere la speculazione, che passa dall’ obbligo per la BCE di acquistare direttamente i titoli di stato dei paesi membri come fa la FED negli USA. In Italia si schiera con i ricchi contro il lavoro. La manovra è iniqua e recessiva: peggiorerà la crisi, e ci porterà al dramma della Grecia.
Il 12 dicembre scioperiamo per 8 ore!
Blocchiamo il paese e obblighiamoli a cambiare!
Circolo Peppino Impastato - FdS Rifondazione Comunista Bitonto
Documento conclusivo VIII Congresso nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
L’VIII Congresso di Rifondazione Comunista, che si è svolto a vent’anni dalla nascita della nostra impresa collettiva, approva la relazione del Segretario che considera un importante contributo ai nostri lavori, come considera positivo il dibattito che l’ha seguita.
Oggi, ancor più di ieri, possiamo dire che, se Rifondazione non esistesse, bisognerebbe inventarla. Vent’anni fa ci avevano spiegato che il capitalismo è il migliore dei mondi possibili e la fine della storia. A distanza di vent’anni vediamo che il capitalismo non è in grado di superare la propria crisi – che non è solo economica e finanziaria, ma anche ambientale e sociale -, moltiplica le guerre, mette in discussione la democrazia, radicalizza l’intreccio tra neoliberismo e patriarcato.
Oggi più di ieri l’alternativa è tra socialismo o barbarie. Oggi più di ieri serve l’impegno di riflessione e lavoro delle comuniste e dei comunisti per costruire un’alternativa di società,per quella “futura umanità” a cui abbiamo intitolato il nostro Congresso.
La risposta delle classi dominanti alla crisi segna in maniera particolarmente regressiva l’ Europa. L’Unione Europea ha incorporato nella propria Costituzione i dogmi del neoliberismo, erodendo progressivamente ciò che ha costituito la specificità del modello sociale europeo del dopoguerra, nell’intreccio tra diritti sociali e forme avanzate di democrazia.
Questa erosione progressiva ha conosciuto un vero e proprio salto di qualità dentro la crisi. Invece di rimettere in discussione le politiche che hanno prodotto la crisi, contrastando la speculazione finanziaria, redistribuendo la ricchezza, riconvertendo l’economia nel segno della sostenibilità ambientale e sociale, la risposta delle élites dominanti vede la riproposizione di quelle politiche in forma estremistica.
La riduzione a tappe accelerate di un debito pubblico che deriva dai salvataggi del sistema finanziario, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, il neomercantilismo, producono concretamente la demolizione di ciò che resta del sistema di welfare e dei diritti del lavoro e la messa in mora della democrazia per come l’abbiamo conosciuta. Ne sono un esempio la vicenda greca ed italiana. In entrambi i casi si è usata la speculazione come “vincolo esterno” per impedire il pronunciamento democratico delle popolazioni - attraverso il referendum in Grecia e le elezioni in Italia - e per insediare governi diretta espressione delle tecnocrazie finanziarie europee.
La fine del governo Berlusconi, che abbiamo salutato positivamente, per il portato di profonda regressione sociale, civile e democratica che esso ha segnato per il nostro paese nella lunga stagione del berlusconismo, non ha visto – a differenza di quanto avevamo continuato a proporre fino alla fine – il necessario passaggio democratico delle elezioni anticipate. La responsabilità del Presidente della Repubblica, che ha operato al limite della correttezza costituzionale, e il grave errore del Partito Democratico hanno portato all’esito del governo Monti, ad un quadro che ha ed avrà pesanti effetti negativi sul piano sociale e politico.
Il governo Monti è un governo costituente. Gli inaccettabili interventi annunciati sulle pensioni, sul mercato del lavoro, sull’Iva e sull’Ici, rappresentano un nuovo micidiale attacco alle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne. Mentre gli scenari che si aprono sul versante delle privatizzazioni di quel che resta dell’industria pubblica, dei servizi locali, della stessa riproduzione sociale, se da un lato sono coerenti con gli interessi delle banche e del sistema industriale tedesco, dall’altro prefigurano il rilancio della sussidiarietà e degli interessi delle grandi agenzie che operano per la privatizzazione del welfare, a partire dalla Compagnia delle Opere. È un disegno costituente, in cui questo governo punterà, nella concretezza del proprio agire, a un nuovo equilibrio dei ceti dominanti, base materiale per la costruzione di un nuovo “campo” del Centro.
Questa operazione, che ha l’obiettivo di una profonda ristrutturazione del panorama sociale e politico del nostro Paese, se da un lato consente alla destra populista ed in particolar modo alla Lega Nord di rigenerarsi in vista delle prossime elezioni, è destinata, dall’altro, ad aprire una contraddizione reale tra il popolo della sinistra: tra le proprie rappresentanze sociali, a partire dalla Cgil e dagli stessi elettori del Partito Democratico.
La nostra proposta politica
Come abbiamo scritto nel documento congressuale, il nostro progetto di fondo, la nostra ragion d’essere è l’alternativa di società. Su questa strada sono indispensabili la costituzione della più ampia opposizione sociale al governo Monti, del movimento antiliberista in Italia ed in Europa e di luoghi di connessione permanente tra i diversi movimenti, ed è urgente un salto di qualità nella costruzione di un polo politico della sinistra di alternativa.
La nostra risposta alla crisi costituente, all’azione costituente del governo Monti, è l’opposizione costituente: per un diverso modello sociale, per una sinistra in grado di avere la massa critica necessaria per contrastare le politiche neoliberiste, e per il superamento del sistema bipolare-maggioritario in direzione del modello proporzionale.
Proponiamo di dare vita in gennaio agli stati generali dell’opposizione costruendo un vero e proprio fronte unitario. Proponiamo di promuovere unitariamente una manifestazione nazionale contro il governo Monti e le politiche neoliberiste dell’Unione Europea.
L’opposizione che vogliamo costruire, tiene insieme gli obiettivi di fondo di un progetto di trasformazione sociale, con la concretezza dell’individuazione, qui ed ora, delle scelte immediate, degli obiettivi praticabili.
Continuiamo ad indicare nella modifica del ruolo della BCE il primo obiettivo necessario. La BCE deve acquistare direttamente i titoli degli Stati. Solo la miopia di chi è accecato dai dogmi del neoliberismo, e più concretamente il blocco di interessi delle banche tedesche, impedisce di vedere che questa è la sola via possibile per bloccare la speculazione e la stessa deflagrazione dell’Europa, come diciamo dall’esplosione della crisi greca.
In secondo luogo diciamo no alle privatizzazioni e proponiamo un rinnovato intervento pubblico in economia, per una riconversione sociale ed ambientale del nostro modello di sviluppo, per allargare la sfera dei beni comuni a partire dalla necessità che si dia immediatamente seguito al vittorioso referendum per l’acqua pubblica e contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Proponiamo di dimezzare le spese militari, di abbandonare la realizzazione del Ponte sullo Stretto e della Tav in Val Susa, di tagliare i costi della politica e di usare queste risorse per un piano per il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile, il riassetto idrogeologico del territorio. Creando così almeno mezzo milione di nuovi posti di lavoro e riaprendo la strada all’obiettivo della piena e buona occupazione.
Proponiamo una patrimoniale strutturale sulle grandi ricchezze immobiliari e finanziarie, che produrrebbe un gettito annuo di 20 miliardi di euro, toccando soltanto il 5% più ricco della popolazione e consentendo di reperire le risorse per il reddito sociale per i disoccupati e per diminuire le tasse sul lavoro dipendente.
Ci opponiamo a ogni nuovo intervento peggiorativo sulle pensioni delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti. Per garantire prestazioni pensionistiche dignitose ai lavoratori precari e alle giovani generazioni, proponiamo invece di imporre un tetto a 5.000 euro per le pensioni dei dirigenti e per ogni cumulo pensionistico, e di affrontare le gravi iniquità del sistema previdenziale, che scarica sui fondi in attivo del lavoro dipendente, dei parasubordinati e delle prestazioni temporanee, i passivi di tutti gli altri fondi, a cominciare da quello dei dirigenti. Proponiamo di istituire un fondo pubblico presso l’Inps per la previdenza integrativa.
Sono solo poche proposte di “un’altra manovra” per indicare che un’altra strada è possibile e che non c’è nessuna neutralità e oggettività “tecnica” nelle scelte che si fanno. Per demistificare ogni processo di naturalizzazione della crisi, come delle risposte regressive delle élites dominanti.
Nella lotta di opposizione alle politiche neoliberiste della Merkel e di Monti noi proponiamo di aggregare ed unire la sinistra. La sinistra non si può unire o costruire in astratto; è nella concreta azione di opposizione che si definisce la sinistra. L’appello che rivolgiamo alle forze politiche, sociali, culturali che si oppongono oggi – o che sceglieranno di opporsi domani – al governo, è quello di dar vita ad un processo costituente che punti a ricostruire un riferimento comune a sinistra. Avanziamo questa proposta a partire dalla Federazione della Sinistra, che su questi contenuti vogliamo rilanciare con forza. E la rivolgiamo in primo luogo alle compagne ed ai compagni di SEL, alle diverse formazioni politiche esistenti, la proponiamo a tutte le compagne ed i compagni che vogliono ricominciare ad incidere sui processi di fondo del nostro Paese. La costruzione di un polo della sinistra capace di avere sufficiente massa critica, per dimensioni, capacità di progetto e iniziativa, può incidere sulle contraddizioni del PD, dell’IDV e sull’intero quadro dei rapporti politici, e influire sulla stessa durata del governo Monti. La nostra iniziativa politica, entro le dinamiche che verranno concretamente determinandosi, deciderà della nostra scelta elettorale, che oggi come ieri, è scelta tattica.
Proponiamo a tutte le forze sociali, ai comitati, alle associazioni, di dare vita ad una Costituente dei beni comuni e del lavoro. Per sconfiggere le politiche neoliberiste e costruire l’alternativa non si può attendere che questa maturi sul piano delle relazioni politiche. È necessario organizzare dal basso la lotta e la proposta, dando vita ad una vera e propria costituente sociale, che sull’esempio dei comitati che hanno promosso il vittorioso referendum sull’acqua e i servizi pubblici locali, aggreghi, in una rete di relazioni stabili, quel tessuto sociale che vuole contrastare il neoliberismo e costruire l’alternativa.
In questo contesto lavoriamo per il rilancio del Partito della Rifondazione Comunista. Sappiamo di essere insufficienti, sappiamo di essere necessari. Solo il rafforzamento di Rifondazione può permetterci di far procedere il progetto politico che abbiamo delineato, per uscire a sinistra dalla crisi. Lo facciamo in una prospettiva europea al cui centro vi è il rafforzamento del Partito della Sinistra Europea, perché l’attacco contro i lavoratori parte dalle politiche europee ed è a quel livello che dobbiamo essere in grado di rispondere, per una rifondazione democratica e sociale dell’Europa che rovesci i principi liberisti, classisti e anti-democratici dei Trattati di Maastricht e Lisbona.
Dobbiamo tradurre in pratica gli obiettivi che ci siamo dati con il documento congressuale.
Costruire un partito capace di fare una analisi critica del capitalismo oggi, per contrastare ogni naturalizzazione dei processi in atto nel senso comune di massa, per trasformare il disagio e la sofferenza sociale in soggettività conflittuale; un partito capace di avere un progetto di trasformazione, sviluppando la ricerca sulla “rifondazione comunista” che abbiamo ripreso a partire da questo Congresso, dopo il tempo della resistenza.
Un partito capace di investire su di sé attraverso la formazione e l’autoformazione, di operare per lo sviluppo delle lotte attraverso l’inchiesta e il radicamento nei luoghi di lavoro; capace di cambiare la propria pelle diventando costruttore di legame sociale, di mutualismo e autorganizzazione, per spezzare la solitudine che è condizione materiale ed esistenziale nella crisi. Sono questi i temi che dovranno essere al centro anche della prossima Conferenza di organizzazione, occasione di una riflessione complessiva sul nostro riassetto, che si deve porre l’obiettivo di valorizzare le peculiarità e le risorse dei territori.
Un partito capace di vedere i propri limiti, dando seguito all’impegno di realizzare un’inchiesta sulla propria costituzione materiale, sulla propria composizione sociale e sulla perdurante profondissima asimmetria della composizione di genere che lo segna; capace di mettere concretamente a tema il superamento del patriarcato. Anche per questo proponiamo di realizzare la Conferenza delle donne comuniste.
Un partito che valorizzi le giovani e i giovani, portatori di un nuovo drammatico intreccio tra condizione sociale e generazionale ed attori del protagonismo di massa che sta segnando in Europa e nel mondo la lotta contro il neoliberismo.
Il nostro Congresso si è svolto a partire da un documento largamente unitario. È dunque sulla base di un concreto passo in avanti che si pone oggi il tema urgente del superamento del correnti e di qualsiasi loro cristallizzazione. Come abbiamo ripetutamente affermato, questo obiettivo nulla ha a che vedere con la riduzione degli spazi di pluralismo, della dialettica tra diverse aree culturali e posizioni politiche, che è il sale della democrazia e la condizione per il pieno sviluppo delle intelligenze critiche di ognuno di noi e del nostro corpo collettivo.
Riaffermando l’assunzione delle proposte contenute nel documento congressuale, oggi chiediamo a tutte e tutti noi lo sforzo di farle vivere concretamente e quotidianamente nei nostri comportamenti, in un nuovo vincolo di reciproca fiducia e lealtà.
Oggi, ancor più di ieri, possiamo dire che, se Rifondazione non esistesse, bisognerebbe inventarla. Vent’anni fa ci avevano spiegato che il capitalismo è il migliore dei mondi possibili e la fine della storia. A distanza di vent’anni vediamo che il capitalismo non è in grado di superare la propria crisi – che non è solo economica e finanziaria, ma anche ambientale e sociale -, moltiplica le guerre, mette in discussione la democrazia, radicalizza l’intreccio tra neoliberismo e patriarcato.
Oggi più di ieri l’alternativa è tra socialismo o barbarie. Oggi più di ieri serve l’impegno di riflessione e lavoro delle comuniste e dei comunisti per costruire un’alternativa di società,per quella “futura umanità” a cui abbiamo intitolato il nostro Congresso.
La risposta delle classi dominanti alla crisi segna in maniera particolarmente regressiva l’ Europa. L’Unione Europea ha incorporato nella propria Costituzione i dogmi del neoliberismo, erodendo progressivamente ciò che ha costituito la specificità del modello sociale europeo del dopoguerra, nell’intreccio tra diritti sociali e forme avanzate di democrazia.
Questa erosione progressiva ha conosciuto un vero e proprio salto di qualità dentro la crisi. Invece di rimettere in discussione le politiche che hanno prodotto la crisi, contrastando la speculazione finanziaria, redistribuendo la ricchezza, riconvertendo l’economia nel segno della sostenibilità ambientale e sociale, la risposta delle élites dominanti vede la riproposizione di quelle politiche in forma estremistica.
La riduzione a tappe accelerate di un debito pubblico che deriva dai salvataggi del sistema finanziario, la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, il neomercantilismo, producono concretamente la demolizione di ciò che resta del sistema di welfare e dei diritti del lavoro e la messa in mora della democrazia per come l’abbiamo conosciuta. Ne sono un esempio la vicenda greca ed italiana. In entrambi i casi si è usata la speculazione come “vincolo esterno” per impedire il pronunciamento democratico delle popolazioni - attraverso il referendum in Grecia e le elezioni in Italia - e per insediare governi diretta espressione delle tecnocrazie finanziarie europee.
La fine del governo Berlusconi, che abbiamo salutato positivamente, per il portato di profonda regressione sociale, civile e democratica che esso ha segnato per il nostro paese nella lunga stagione del berlusconismo, non ha visto – a differenza di quanto avevamo continuato a proporre fino alla fine – il necessario passaggio democratico delle elezioni anticipate. La responsabilità del Presidente della Repubblica, che ha operato al limite della correttezza costituzionale, e il grave errore del Partito Democratico hanno portato all’esito del governo Monti, ad un quadro che ha ed avrà pesanti effetti negativi sul piano sociale e politico.
Il governo Monti è un governo costituente. Gli inaccettabili interventi annunciati sulle pensioni, sul mercato del lavoro, sull’Iva e sull’Ici, rappresentano un nuovo micidiale attacco alle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle donne. Mentre gli scenari che si aprono sul versante delle privatizzazioni di quel che resta dell’industria pubblica, dei servizi locali, della stessa riproduzione sociale, se da un lato sono coerenti con gli interessi delle banche e del sistema industriale tedesco, dall’altro prefigurano il rilancio della sussidiarietà e degli interessi delle grandi agenzie che operano per la privatizzazione del welfare, a partire dalla Compagnia delle Opere. È un disegno costituente, in cui questo governo punterà, nella concretezza del proprio agire, a un nuovo equilibrio dei ceti dominanti, base materiale per la costruzione di un nuovo “campo” del Centro.
Questa operazione, che ha l’obiettivo di una profonda ristrutturazione del panorama sociale e politico del nostro Paese, se da un lato consente alla destra populista ed in particolar modo alla Lega Nord di rigenerarsi in vista delle prossime elezioni, è destinata, dall’altro, ad aprire una contraddizione reale tra il popolo della sinistra: tra le proprie rappresentanze sociali, a partire dalla Cgil e dagli stessi elettori del Partito Democratico.
La nostra proposta politica
Come abbiamo scritto nel documento congressuale, il nostro progetto di fondo, la nostra ragion d’essere è l’alternativa di società. Su questa strada sono indispensabili la costituzione della più ampia opposizione sociale al governo Monti, del movimento antiliberista in Italia ed in Europa e di luoghi di connessione permanente tra i diversi movimenti, ed è urgente un salto di qualità nella costruzione di un polo politico della sinistra di alternativa.
La nostra risposta alla crisi costituente, all’azione costituente del governo Monti, è l’opposizione costituente: per un diverso modello sociale, per una sinistra in grado di avere la massa critica necessaria per contrastare le politiche neoliberiste, e per il superamento del sistema bipolare-maggioritario in direzione del modello proporzionale.
Proponiamo di dare vita in gennaio agli stati generali dell’opposizione costruendo un vero e proprio fronte unitario. Proponiamo di promuovere unitariamente una manifestazione nazionale contro il governo Monti e le politiche neoliberiste dell’Unione Europea.
L’opposizione che vogliamo costruire, tiene insieme gli obiettivi di fondo di un progetto di trasformazione sociale, con la concretezza dell’individuazione, qui ed ora, delle scelte immediate, degli obiettivi praticabili.
Continuiamo ad indicare nella modifica del ruolo della BCE il primo obiettivo necessario. La BCE deve acquistare direttamente i titoli degli Stati. Solo la miopia di chi è accecato dai dogmi del neoliberismo, e più concretamente il blocco di interessi delle banche tedesche, impedisce di vedere che questa è la sola via possibile per bloccare la speculazione e la stessa deflagrazione dell’Europa, come diciamo dall’esplosione della crisi greca.
In secondo luogo diciamo no alle privatizzazioni e proponiamo un rinnovato intervento pubblico in economia, per una riconversione sociale ed ambientale del nostro modello di sviluppo, per allargare la sfera dei beni comuni a partire dalla necessità che si dia immediatamente seguito al vittorioso referendum per l’acqua pubblica e contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Proponiamo di dimezzare le spese militari, di abbandonare la realizzazione del Ponte sullo Stretto e della Tav in Val Susa, di tagliare i costi della politica e di usare queste risorse per un piano per il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile, il riassetto idrogeologico del territorio. Creando così almeno mezzo milione di nuovi posti di lavoro e riaprendo la strada all’obiettivo della piena e buona occupazione.
Proponiamo una patrimoniale strutturale sulle grandi ricchezze immobiliari e finanziarie, che produrrebbe un gettito annuo di 20 miliardi di euro, toccando soltanto il 5% più ricco della popolazione e consentendo di reperire le risorse per il reddito sociale per i disoccupati e per diminuire le tasse sul lavoro dipendente.
Ci opponiamo a ogni nuovo intervento peggiorativo sulle pensioni delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti. Per garantire prestazioni pensionistiche dignitose ai lavoratori precari e alle giovani generazioni, proponiamo invece di imporre un tetto a 5.000 euro per le pensioni dei dirigenti e per ogni cumulo pensionistico, e di affrontare le gravi iniquità del sistema previdenziale, che scarica sui fondi in attivo del lavoro dipendente, dei parasubordinati e delle prestazioni temporanee, i passivi di tutti gli altri fondi, a cominciare da quello dei dirigenti. Proponiamo di istituire un fondo pubblico presso l’Inps per la previdenza integrativa.
Sono solo poche proposte di “un’altra manovra” per indicare che un’altra strada è possibile e che non c’è nessuna neutralità e oggettività “tecnica” nelle scelte che si fanno. Per demistificare ogni processo di naturalizzazione della crisi, come delle risposte regressive delle élites dominanti.
Nella lotta di opposizione alle politiche neoliberiste della Merkel e di Monti noi proponiamo di aggregare ed unire la sinistra. La sinistra non si può unire o costruire in astratto; è nella concreta azione di opposizione che si definisce la sinistra. L’appello che rivolgiamo alle forze politiche, sociali, culturali che si oppongono oggi – o che sceglieranno di opporsi domani – al governo, è quello di dar vita ad un processo costituente che punti a ricostruire un riferimento comune a sinistra. Avanziamo questa proposta a partire dalla Federazione della Sinistra, che su questi contenuti vogliamo rilanciare con forza. E la rivolgiamo in primo luogo alle compagne ed ai compagni di SEL, alle diverse formazioni politiche esistenti, la proponiamo a tutte le compagne ed i compagni che vogliono ricominciare ad incidere sui processi di fondo del nostro Paese. La costruzione di un polo della sinistra capace di avere sufficiente massa critica, per dimensioni, capacità di progetto e iniziativa, può incidere sulle contraddizioni del PD, dell’IDV e sull’intero quadro dei rapporti politici, e influire sulla stessa durata del governo Monti. La nostra iniziativa politica, entro le dinamiche che verranno concretamente determinandosi, deciderà della nostra scelta elettorale, che oggi come ieri, è scelta tattica.
Proponiamo a tutte le forze sociali, ai comitati, alle associazioni, di dare vita ad una Costituente dei beni comuni e del lavoro. Per sconfiggere le politiche neoliberiste e costruire l’alternativa non si può attendere che questa maturi sul piano delle relazioni politiche. È necessario organizzare dal basso la lotta e la proposta, dando vita ad una vera e propria costituente sociale, che sull’esempio dei comitati che hanno promosso il vittorioso referendum sull’acqua e i servizi pubblici locali, aggreghi, in una rete di relazioni stabili, quel tessuto sociale che vuole contrastare il neoliberismo e costruire l’alternativa.
In questo contesto lavoriamo per il rilancio del Partito della Rifondazione Comunista. Sappiamo di essere insufficienti, sappiamo di essere necessari. Solo il rafforzamento di Rifondazione può permetterci di far procedere il progetto politico che abbiamo delineato, per uscire a sinistra dalla crisi. Lo facciamo in una prospettiva europea al cui centro vi è il rafforzamento del Partito della Sinistra Europea, perché l’attacco contro i lavoratori parte dalle politiche europee ed è a quel livello che dobbiamo essere in grado di rispondere, per una rifondazione democratica e sociale dell’Europa che rovesci i principi liberisti, classisti e anti-democratici dei Trattati di Maastricht e Lisbona.
Dobbiamo tradurre in pratica gli obiettivi che ci siamo dati con il documento congressuale.
Costruire un partito capace di fare una analisi critica del capitalismo oggi, per contrastare ogni naturalizzazione dei processi in atto nel senso comune di massa, per trasformare il disagio e la sofferenza sociale in soggettività conflittuale; un partito capace di avere un progetto di trasformazione, sviluppando la ricerca sulla “rifondazione comunista” che abbiamo ripreso a partire da questo Congresso, dopo il tempo della resistenza.
Un partito capace di investire su di sé attraverso la formazione e l’autoformazione, di operare per lo sviluppo delle lotte attraverso l’inchiesta e il radicamento nei luoghi di lavoro; capace di cambiare la propria pelle diventando costruttore di legame sociale, di mutualismo e autorganizzazione, per spezzare la solitudine che è condizione materiale ed esistenziale nella crisi. Sono questi i temi che dovranno essere al centro anche della prossima Conferenza di organizzazione, occasione di una riflessione complessiva sul nostro riassetto, che si deve porre l’obiettivo di valorizzare le peculiarità e le risorse dei territori.
Un partito capace di vedere i propri limiti, dando seguito all’impegno di realizzare un’inchiesta sulla propria costituzione materiale, sulla propria composizione sociale e sulla perdurante profondissima asimmetria della composizione di genere che lo segna; capace di mettere concretamente a tema il superamento del patriarcato. Anche per questo proponiamo di realizzare la Conferenza delle donne comuniste.
Un partito che valorizzi le giovani e i giovani, portatori di un nuovo drammatico intreccio tra condizione sociale e generazionale ed attori del protagonismo di massa che sta segnando in Europa e nel mondo la lotta contro il neoliberismo.
Il nostro Congresso si è svolto a partire da un documento largamente unitario. È dunque sulla base di un concreto passo in avanti che si pone oggi il tema urgente del superamento del correnti e di qualsiasi loro cristallizzazione. Come abbiamo ripetutamente affermato, questo obiettivo nulla ha a che vedere con la riduzione degli spazi di pluralismo, della dialettica tra diverse aree culturali e posizioni politiche, che è il sale della democrazia e la condizione per il pieno sviluppo delle intelligenze critiche di ognuno di noi e del nostro corpo collettivo.
Riaffermando l’assunzione delle proposte contenute nel documento congressuale, oggi chiediamo a tutte e tutti noi lo sforzo di farle vivere concretamente e quotidianamente nei nostri comportamenti, in un nuovo vincolo di reciproca fiducia e lealtà.
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