lunedì 3 ottobre 2011

3 0ttobre 2011: a pochi chilometri da qui.

Poche ore fa, a pochissimi chilometri da qui, a Barletta, alle ore 13 è crollato un palazzo.
Uno dei tanti. Come a Foggia, a Napoli, a l’Aquila, in Sicilia … in una delle tante città d’Italia, cresciute troppo in fretta e senza alcun rispetto di norme, regole, certificazioni e senza controlli, quando anche questi vengono richiesti, proprio come è successo a Barletta.
Ma c’è di più.
In quell' edificio,  nella sua parte inferiore, c'era un maglificio clandestino nella quale al momento del crollo pare ci fossero sei operaie. Ed una ragazzina, figlia di una delle operaie.
Normale fatalità. In questo Paese dove si programmano e si finanziano GRANDI OPERE, faraoniche costruzioni che non vedranno mai la luce (e che pure, come il ponte sullo Stretto stiamo già pagando) mentre si omette del tutto la difesa del territorio, la prevenzione, la messa in sicurezza dell’esistente e dei luoghi di lavoro.
Normale fatalità persino nel paese migliore che dovrebbe essere la Puglia, dove comunque si vive all’insegna della più assoluta precarietà.
E allora, pare normale che si muoia sotto un crollo qualsiasi, mentre si svolge un lavoro qualsiasi (probabilmente mal retribuito e senza garanzie, che tanto ormai le regole e i diritti dei lavoratori sono solo l’eccezione …).
Pare normale che quella ragazzina (di cui al momento non sappiamo nulla, se non che fosse una piccola donna e in quanto tale destinata a diventare parte debole della popolazione nazionale, come sua madre, sua nonna e milioni di altre donne d’Italia) non fosse al sicuro in asilo nido, o alla scuola materna, o chissà in quale ordine di un’istruzione pubblica dove non si finanziano più né mense né tempo pieno, perché investimenti per la scuola pubblica non se ne fanno. Che poi, tanto, nella scuola pubblica si evade l’obbligo con tanta facilità … e non c’è rischio che ti ci riportino, che a pagare un’assistente sociale in più c’è rischio di sfondare il patto di stabilità.
Normale.
Ma non per noi.
Noi non troviamo sia normale nulla di quanto sta accadendo, e non da oggi, in questo Paese di “carta”, dove si strappano vite, si violano i diritti acquisiti di cittadinanza e del lavoro, si violentano i dettami della Carta Costituzionale.
Non troviamo normale nulla di tutto questo.
E glielo andremo a dire ,ancora una volta, a Roma il 15 ottobre, sotto le loro finestre.
E ci andremo non senza simboli, ma con la nostra bandiera comunista. Perché è questa la nostra identità, che non vogliamo nascondere, così come vogliamo sia ben chiaro il nostro progetto di società, che si fonda non su sogni o utopie, ma su un’analisi oggettiva della realtà economica, che vede come ineluttabile la fine del liberismo, vetero,  neo o globale che sia , e  l’abbattimento di questo sistema in cui tutto si è potuto sin qui vendere e comprare.
Come se ogni cosa fosse oggetto, fosse merce: persino la dignità del lavoro e la vita stessa della persona umana.
Come a pochi chilometri da qui. Come oggi, a Barletta.


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