LETTERA APERTA AL SINDACO VALLA del giorno martedì 26 luglio 2011 alle ore 14.58
Sì, dottor Valla, cosa sta facendo?
Cosa sta facendo proprio lei, un uomo che ritenevamo d’esperienza, per quanto schierato nel 2008 su un fronte politico opposto al nostro e forse anche opposto alle sue stesse corde più profonde, quelle che l’ avevano spinta, anni addietro, a candidarsi per il centro sinistra nella città di Taranto.
Un uomo , e questo appare a noi cosa più dolorosa, che ha prestato il suo servizio nelle Istituzioni dello Stato italiano, che pure criticabile a volte si mostra, ma che dal nostro punto di vista merita comunque il rispetto che gli è dovuto per la sua stessa natura.
Ecco, Signor Sindaco, potremmo chiederle per mille buone motivi di chiudere qui la sua tragicomica esperienza di primo cittadino della nostra Comunità.
Potremmo chiederle di presentare le sue dimissioni perché il paese e le sue frazioni, negli ultimi tre anni, paiono sprofondati in un abisso senza fondo. Ferma, cristallizzata, triste, priva di speranze : questa è diventata la “sua Bitonto”!
Ferma l’edilizia, ferma l’agricoltura, languenti le attività produttive … cancellate la cultura e il turismo … e dello stato sociale della cittadinanza non basterebbe lo spazio di un comunicato stampa per raccontarle.
Sì, Signor Sindaco… raccontarle dello stato sociale delle fasce deboli di questa nostra città, sempre più povera e depauperata. Perché, Signor Sindaco, noi la Città la conosciamo bene.
A differenza dei suoi Assessori, dei Consiglieri della sua maggioranza e persino di Lei che ne è il primo cittadino, noi di Bitonto conosciamo ogni meandro, ogni vicolo … e le file allo sportello della CERIN le facciamo anche noi e parliamo con la gente a cui è stato bloccato il conto corrente ( e non sono sempre “pieni” i conti correnti !), l’assegno di prima dote, il contributo per il canone di locazione perché non erano in regola con i pagamenti di una Tarsu aumentata del 40% in due anni … parliamo con le donne del centro storico, alle quali di essere invase da zanzare e topi non va proprio più giù e neanche si sedersi la sera per prendere il fresco accanto a pozze di percolato fuoriuscito dai sacchetti di una raccolta differenziata mal gestita, che continua a non superare la soglia del 17.60% (aprile 2011). Parliamo con le giovani coppie che speravano in alloggi popolari e che sono costrette a condividere l’appartamento con i genitori, in attesa di tempi migliori, come tanti disoccupati che neanche a nero trovano più occupazione.
E, proprio perché siamo comunisti e “i fatti nostri” proprio non ce li vogliamo fare, parliamo anche con quelli costretti a ricorrere agli usurai, per affrontare non gli imprevisti della vita, ma per restare a galla nella quotidianità; e sapesse quanti ne sono, signor Sindaco! Tanti almeno quanti i giovani bitontini che, capaci di esprimere una splendida capacità creativa in ogni ramo delle arti e della cultura, non riescono a trovare nella sua Amministrazione un punto di riferimento in grado di indirizzare le loro intelligenze in un progetto futuro.
Ecco, per tutto questo e per molto altro ancora, noi potremmo chiederle a gran voce di dimettersi.
Ma non è per questo che lo facciamo.
Noi le chiediamo di dimettersi per il rispetto che lei stesso dovrebbe provare per sé.
Perché un uomo dal suo passato non può rendersi ostaggio di un manipolo di individui il cui unico fine è stato e sarà quello di “gestire il potere”; un potere zozzo e miserabile, destinato nel tempo a trasformarsi in fango, ma pur sempre potere, ai loro occhi miopi, incapaci ci concepire l’impegno politico come gestione del e per il bene della comunità.
Lei, Signor Sindaco, con loro cosa c’entra? Cosa c’entra con le loro tattiche da quattro soldi, con le loro liti di ballatoio, con le loro “creste sulla spesa”, con i loro ricattucci ??
Lei, uomo che ha giurato lealtà allo Stato, come può accettare di convivere con “i mercanti del tempio”? La stanno trasformando in una triste maschera da avanspettacolo nazionalpopolare, e non ci piace che la città continui ad essere il suo triste palcoscenico.
Faccia un gesto d’onore. Si dimetta.
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